Ormai da decine e decine di anni, tra Ottobre e Novembre, nelle campagne avviene la raccolta delle olive.
Una tradizione contadina molto antica, che si tramanda ancora oggi di generazione in generazione e che all’epoca riuniva intere famiglie dove ogni membro aveva un ruolo ben preciso.
Gli uomini si arrampicavano sui rami degli alberi con delle scale di legno e raccoglievano le olive con le mani, una ad una, facendole cadere in un cesto legato intorno alla vita.
Le donne e i bambini raccoglievano le olive dei rami piu bassi e riponevano quelle che erano cadute dall’alto all’interno di grandi cesti intrecciati a mano.
I cesti venivano messi su un carro per poi essere trasportati al frantoio dove le olive venivano macinate.
A mezzogiorno la raccolta si interrompeva per riunirsi sotto gli alberi per mangiare tutti insieme.
Si metteva una tovaglia per terra dove si appoggiavano al centro il cibo e le cose da bere. Finita la pausa, si riprendeva la raccolta che durava fino al tramonto.
Solo nel dopoguerra, si è diffuso l’utilizzo del telo che veniva messo intorno all’albero, così da non mandare perse le olive che cadevano a terra.
Gli uomini colpivano con lunghe pertiche i ramoscelli carichi di olive che, una volta a terra, venivano raccolte dalle donne e dai ragazzi.
Per ottimizzare questo lento e faticoso lavoro si pensò di utilizzare il rastrello al posto delle mani, in modo da tirar via le olive dai rami.
Dal campo al frantoio ma anche alla tavola, le massaie infatti selezionavano alcuni tipi di olive che venivano poi condite e conservate, e sarebbero servite ad accompagnare le pietanze per tutto l’inverno o ad aumentare il gusto di un semplice boccone di pane.
Al frantoio le olive venivano macinate da un’enorme macina di pietra fatta girare dai muli. La “pasta” ottenuta veniva messa al torchio in appositi contenitori vegetali per la spremitura.
Una certa quantità di olive sia verdi che nere, accuratamente scelte e selezionate, venivano preparate dalle massaie per essere consumate in inverno. Una parte di quelle verdi, lavate e sistemate in un barile o giara con l’aggiunta di aglio, finocchietto selvatico, peperoncino piccante e coperte di acqua satura di sale, costituiva il companatico che quasi tutti i contadini portavano al lavoro in speciali contenitori fatti di zucche essiccate e svuotate dai semi.
Le rimanenti olive verdi venivano schiacciate per farle aprire e messse in acqua, che veniva cambiata ogni giorno finché prendevano il sapore amaro. Venivano poi strizzate e condite con aglio, sedano, peperoncino, menta, aceto e olio.
Le olive nere schiacciate o incise con il coltello in tre punti diversi, venivano condite con peperoncino, aglio, sale, semi di finocchietto selvatico e fette di limone e mescolate di tanto in tanto, venivano fatte essiccare al sole finché perdevano il sapore amaro. Per conservarle a lungo venivano messe sott’olio.
L’olio veniva portato a casa dentro otri e sistemato nelle giare per essere poi assaggiato da tutta la famiglia e gli amici, un momento conviviale in cui ci si ritrovava davanti al camino acceso e chi aveva partecipato alla raccolta assaggiava l’olio nuovo su una calda fetta di pane tostato.
Questa storia ci fa quasi venire i brividi!
Anche dopo anni e anni, noi quest’anno per la prima volta abbiamo fatto esattamente la stessa cosa con il nostro Olio EVO!